Alla ricerca
del segno perduto

Franco Maria Ricci

Il destino dei segni alfabetici è di perdere la propria natura e la propria individualità al fine di formare parole e testi; un po’ come accade nel mondo della chimica ove diversi atomi si aggregano per formare varie molecole.
C’è un campo però in cui i caratteri tipografici mantengono la propria natura passando da significanti (di altro) a significati (di se stessi). Nel genere artistico vasto e variegato che chiamiamo «natura morta» gli elementi rappresentati sono per lo più naturalistici o ripresi dal quotidiano, talora però succede che accolgano elementi appartenenti all’alfabeto o agli alfabeti.
Esistono nella Pop Art opere importanti di molti artisti, cito in particolare Robert Indiana, ove i caratteri tipografici, ingranditi e vivacemente colorati sono il soggetto dell’opera.
Legati ai segni tipografici sono ora le opere metalliche di Enrico Benetta che, ispirate ai caratteri bodoniani con una tecnica che somiglia al collage, propongono effetti raffinati e di grande eleganza, sorprendenti per la loro leggerezza nonostante la materia utilizzata. Mi pare giusto che sia proprio il massimo tempio bodoniano, la Biblioteca Palatina di Parma, a mettere in scena le fantasie grafiche di Benetta, che celebrano diversamente il mondo affascinante di Bodoni.

Testo critico pubblicato in: Franco Maria Ricci, Franco De Pasquale, Isabella de Stefano (a cura di), Enrico Benetta. Una questione di Carattere, catalogo della mostra, Parma, Fondazione Museo Bodoniano, 2012, Parma 2012.

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